In assenza di gravitas
Il mondo che ribolle e l'assenza patologica di senso della Storia nelle leadership globali.
Foreign Affairs - una newsletter di notizie da tutto il mondo
a cura di Luca Salvemini
N. 120 - 15 giugno 2025
E’ stata l’ennesima settimana durissima.
Nella notte sono continuati gli attacchi tra Israele e Iran.
Almeno otto persone sono state uccise in Israele dagli attacchi missilistici lanciati dall’Iran su varie zone del paese. Di queste, quattro sono state uccise da un missile lanciato su una zona residenziale di Bat Yam, nel centro del paese e poco lontano da Tel Aviv. Molte persone hanno passato la notte nei rifugi antiaerei.
Dall’altro lato, secondo un portavoce della Magen David Adom, la croce rossa israeliana, negli attacchi iraniani sono state ferite almeno 200 persone.
Ho trovato sensazionale ed enigmatico un video che ho intercettato questa notte mentre scorrevo le notizie: riprende la scena di un matrimonio libanese, con musica ad alto volume e ospiti a bordo piscina intenti a festeggiare.
Vi consiglio di guardarlo.
Un’atmosfera di festa squarciata da enormi bagliori visibili appena l’inquadratura si allarga verso il cielo. Quelli che potrebbero sembrare fuochi d’artificio sono i frammenti incandescenti dei droni e missili iraniani abbattuti dalla contraerea israeliana.
Ma la musica e la festa continua. La Storia non è benvenuta a bordo piscina.
Lo stesso grado di surrealismo l’ho percepito, quasi nelle stesse ore, in ciò che stava accadendo negli Stati Uniti.
La stessa forzata “indifferenza” del matrimonio libanese, l’ho vista nella celebrazione della più grande parata militare degli ultimi decenni a Washington DC, in teoria organizzata per celebrare i 250 anni dell’esercito americano.
Un evento che, guarda caso, è anche coinciso con il 79esimo compleanno del presidente americano Trump.
Allo sfarzo e alla celebrazione della potenza militare americana, fanno da contesto le quasi 200mila persone scese in piazza, in più di 50 Stati, per manifestare contro le politiche repressive sull’immigrazione decise nell’ultima settimana dall’amministrazione americana e, soprattutto, l’assassinio, a colpi di pistola, in un comune alla periferia di Minneapolis, di una deputata statale del Minnesota, Melissa Hortman del Partito Democratico, e suo marito Mark, con il ferimento di un altro parlamentare statale, il senatore John Hoffman, insieme alla moglie.
La potenza americana, segmentata da faglie di rabbia e disuguaglianza interne molto profonde, sembra entrata in un momento davvero delicato della sua Storia. .
La Los Angeles di queste ultime due settimane sembra la location giusta per esemplificare cos'è il trumpismo quando passa dalle parole ai fatti: caccia allo straniero, repressione del dissenso - guardate cos’è successo ad un senatore che ha provato a rivolgere alcune domande a Kirsti Noem, Segretario della Sicurezza Interna degli Stati Uniti d'America - attribuzione di un potere senza limiti.
La promessa trumpiana di passare alla storia come il “Presidente della pace” si sta rivelando l’ennesima illusione del tycoon americano nei confronti di una larga maggioranza di americani stanchi e frustrati da decenni di interventismo americano dal Middle East in Afghanistan.
Le “forever wars” come le ha chiamate lo stesso Trump.
L’attacco di Israele all’Iran - pur se anticipato e condiviso preventivamente con l’amministrazione americana - segna un ulteriore fallimento dell’influenza statunitense sul suo principale alleato in Medio Oriente, arrivando nel bel mezzo dei negoziati sul nucleare che la stessa amministrazione americana stava portando avanti in Oman con le controparti iraniane. Negoziati che, salvo colpi di scena, sarà arduo proseguire e far convergere verso un accordo che ottenga la rinuncia del regime iraniano allo sviluppo di una propria arma nucleare.
Dall’altro lato, l’inefficacia della power diplomacy di Donald Trump si è potuta apprezzare sia nella incessante prosecuzione del conflitto tra Israele e Hamas, quanto nel totale fallimento delle pressioni americane su Vladimir Putin.
Altro che 24 ore.
Tutti conflitti permeati di storia, originatisi in secoli e decenni, irrisolvibili esclusivamente con le armi dell’“l’art of the deal” trumpiana. Contesti dove serve necessariamente conoscere la Storia di un popolo e le connessioni sentimentali che questo intreccia con un territorio e con un leader.
Si parli di russi, persiani, palestinesi o ebrei.
Presentarsi annunciando di voler costruire una nuova Montecarlo sul lungomare di Gaza potrebbe non essere un approccio esaustivo.
Ecco, allora, cosa manca in questo momento.
Il senso della Storia, la gravitas romana, una delle cinque virtù a fondamento dei mores maiōrum, le usanze da seguire per garantire il bene della comunità, il nucleo della cultura e della civiltà di un popolo intero.
I romani con il termine gravitas facevano riferimento alla dignità, alla serietà, all’autorità e alla autorevolezza.
Serietà che manca a leader come Donald Trump nel gestire il valore storico dell’egemonia americana.
Lo spessore umano e la gravitas che mancano alle leadership di Vladimir Putin, di Benjamin Netanyahu e del regime iraniano per consentire di risolvere definitivamente conflitti che uccidono nel sangue la speranza di coesistenza pacifica di milioni di persone innocenti.
L’autorevolezza che manca alla quasi totalità delle leadership europee, il più delle volte silenti, tardive ed eccessivamente timide e restìe nel prendere posizioni chiare e nette su tutto quello che accade in questo complesso pianeta.
E’ questo allora il problema principale di questi giorni, mesi e anni.
Il mondo sta cambiando ad una velocità inedita e spaventosa; la Storia è tornata sul palcoscenico con tutta la sua forza, la sua imponenza.
E quando questo accade è necessario che sul palco salgano leader capaci di influire sul corso degli eventi scevri da egoismi e battaglie personali, lontani da rivincite individuali e intenzionati a perseguire esclusivamente il fine della legittima esistenza pacifica del proprio popolo, della propria storia, della propria identità.
Con la nostra - minuscola - voce non ci stancheremo mai di richiederlo a gran voce.
[...] è necessario che sul palco salgano leader capaci di influire sul corso degli eventi scevri da egoismi e battaglie personali, lontani da rivincite individuali e intenzionati a perseguire esclusivamente il fine della legittima esistenza pacifica del proprio popolo, della propria storia, della propria identità."
Come potrebbero essere selezionati tali leader?
La democrazia non riesce, i totalitarismi non riescono.
Ci vorrebbe una sofocrazia, un governo dei saggi, ma su quali basi?
L'unica soluzione sarebbe investire fortemente nella formazione culturale in senso lato sin da bambini, tenendoli impegnati nelle attività migliori che la società può offrire; per me è la base affinchè la democrazia possa portare alle scelte più assennate.